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CYBERBULLISMO: COSA FARE

Il Cyberbullismo è un fenomeno in continua crescita nel nostro paese che colpisce sempre più giovani.

Un recente studio della “Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni” al Parlamento europeo (“LIBE Commitee”) pubblicato nel luglio 2016 ( Cyberbulling among Young People, Study for the Libe Committee ) fa un’attenta analisi   delle forme di cyberbullismo e dell’estensione del fenomeno per poi  analizzare  le misure adottate dall’Unione europea e degli Stati membri dando poi  delle  linee guida e delle misure da adottare per contrastare  e prevenire il fenomeno.

Lo studio della Commissione parte da una ricerca sui giovani minori di diciotto anni in alcuni Stati membri tra i quali Italia, Estonia, Germania, Grecia, Olanda, Polonia, Romania, Svizzera e Gran Bretagna).

il primo problema è rappresentato dalla definizione di Cyberbullismo. Non esiste infatti  una definizione comunemente accettata.

Per la  Commissione europea si tratta di  ripetizione di molestie verbali o psicologiche effettuata da un individuo o un gruppo contro altri mediante l’utilizzo di servizi online e telefoni cellulari .

Gli elementi che caratterizzano il cyberbullismo  sono l’utilizzo di mezzi elettronici o digitali, l’intenzione di causare un danno, il “senso di anonimato” e la mancanza di consapevolezza sulle responsabilità, la pubblicità delle azioni.

da una recente indagine dell’EU Net Children Go Mobile Report, compiuta sui ragazzi tra i 9 e i 16 anni, risultato  che ben  il 12% dei ragazzi sono stati oggetto di cyberbullismo.

Diversi studi affermano che spesso i ragazzi che sono stati oggetto di bullismo diventano poi a loro volta “bulli”.
Allo stato non esistono norme internazionali espressamente dedicate al cyberbullismo. Occorre pero’ ricordare  l’articolo 19 della “UN Convention on the Rights of the Child” (UNCRC), che impone agli Stati di adottare tutte le misure appropriate per proteggere i bambini dalla violenza, fisica e mentale. Vi è poi una risoluzione delle  Nazioni Unite che invita gli Stati ad adottare misure volte a prevenire e contrastare ogni forma di bullismo a tutela dei bambini.
Sempre a livello internazionale il Consiglio d’Europa ha adottato alcune misure sul cyberbullismo e nell’ambito della Strategia sui diritti dell’infanzia per il periodo 2016-2021 il cyberbullismo appare  tra i cinque punti essenziali sui quali gli Stati membri devono incentrare la loro azione.

Nell’ambito invece della normativa dell’Unione, vi sono alcune Direttive che, pur non richiamando espressamente  il cyberbullismo, sono  applicabili.

1) Direttiva 2012/29/EU che “istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato e che sostituisce la decisione quadro 2001/220/GAI”;

2) Direttiva 2011/93/EU relativa “alla lotta contro l’abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile, e che sostituisce la decisione quadro 2004/68/GAI del Consiglio”.

Occorre ricordare in poi la  Risoluzione adottata dal Parlamento europeo il 28 novembre 2014  in occasione del venticinquesimo anniversario della Convenzione dei diritti del fanciullo, che prevede anche il contrasto al cyberbullismo.

L’Agenda dell’Unione europea per i diritti dell’infanzia prevede come obiettivo la tutela dei bambini contro ogni violenza compiuta online e che  la Commissione europea ha adottato nel 2012 uno specifico programma per la protezione dei bambini online,  “Strategy for a Better Internet for Kids” (BIK).

Dalla ricerca è emerso che In ambito  nazionale nessuno Stato europeo  ha ancora adottato normative specifiche  che viene di frequente ricompreso nei computer crimes o nella violenza in genere.

Nello studio si leggono  le best practices per contrastare il fenomeno quali   l’organizzazione di programmi che mirano a prevenire tali fenomeni spiegando ai bambini i rischi che l’utilizzo di Internet può comportare, incoraggiando le vittime a denunciare e aiutando i bulli a comprendere gli effetti delle loro condotte, l’attività di formazione che coinvolgono anche insegnanti e genitori. Particolarmente positivo  è stato il giudizio sul   sito internet estone “Bullying-free School” che fornisce supporto e consigli agli insegnanti, ai genitori e ai ragazzi.

Secondo la ricerca l’Unione europea dovrebbe intervenire fornendo una definizione comune di cyberbullismo, distinguendolo dalle forme di bullismo tradizionali e prevedendo azioni specifiche  favorendo la condivisione  di best practices, facendo un serio intervento riguardo gli aspetti connessi al trattamento dei dati personali e rafforzando la necessaria collaborazione   con gli operatori privati delle telecomunicazioni e dei social media.
Anche da questo studio emerge come per   contrastare efficacemente il fenomeno del cyberbullismo si debbano fare degli interventi educativi mirati nelle scuole coinvolgendo proprio i social media e stressandone la responsabilità’.

Per fare una  prevenzione efficace occorre  poi utilizzare nelle comunicazioni lo stesso linguaggio dei ragazzi e gli stessi mezzi impiegando siti web, pagine sui social, campagne su Facebook, Instagram e Google+.

 

MAGGIORI INFO


Armando Cecatiello, Avvocato Milano e Roma.

Studio Legale Cecatiello, specializzato in diritto di famiglia, avvocato matrimonialista, avvocato divorzista, mantenimento/affidamento minori.