CON LA PRATICA COLLABORATIVA LASCIARSI BENE È DIFFICILE MA POSSIBILE
Lo Studio Legale Cecatiello, Milano – Roma, vanta una rilevante esperienza nel Diritto di Famiglia con attenzione verso la tutela dei diritti dei coniugi e di figli, in particolare ove possibile facendo uso delle indicazioni della Pratica Collaborativa, separazione, divorzio con la pratica collaborativa.
Quando finisce o si incrina una relazione è sempre un momento difficile che spesso porta sofferenza agli ex partner, ai figli e a tutte le persone che sono vicine alla coppia in crisi.
Se poi si aggiungono, come spesso accade, il risentimento, l’odio, il desiderio di vendetta e la rabbia la miscela può diventare esplosiva e rendere la vita difficile per tutti.
Vedere la crisi e la separazione come una possibilità per iniziare una nuova vita non solo aiuta ad affrontare i problemi in modo diverso e costruttivo ma spesso fa stare meglio.
Viviamo in un’epoca dove per vari motivi è scresciuto il numero delle separazioni e dei divorzi, dove a scuola i bambini trovano normale avere compagni di classe che vivono in due case, una con la mamma e una con papà, magari anche con altri fratelli che i genitori hanno avuto dai nuovi rispettivi compagni; ma ancora oggi, troppo spesso, la crisi della famiglia è vissuta dai diretti protagonisti come un dramma, una catastrofe e, a volte, come una guerra da combattere.
Nella crisi familiare non c’è alcuna battaglia da vincere: la vera vittoria degli ex è quella di trovare, insieme, delle soluzioni condivise e ponderate, delle soluzioni “su misura” a servizio di tutti figli compresi.
Quando si è nel pieno del conflitto è davvero difficile essere obiettivi e trovare da soli delle soluzioni valide. Spesso sono gli amici, i genitori, i parenti, gli insegnanti, gli psicologi a volte anche il medico di famiglia o la guida spirituale ad avere il compito di consigliare al meglio chi ha una relazione in crisi.
Chi vuole veramente aiutare una coppia in difficoltà non deve schierarsi, non deve giudicare i comportamenti o fomentare il conflitto, e ciò a prescindere dai torti e dalle ragioni, se lo fa inevitabilmente crea ancora più danni.
Occorre fare un passo indietro, stare vicino a chi in quel momento inevitabilmente soffre, cercare di abbassare i toni e far comprendere come la fine di una relazione, nell’interesse di tutti, non può essere l’inizio di una guerra, che non c’è alcuna battaglia da combattere, non ci sono, né devono esserci, vinti e vincitori.
Il cambio di atteggiamento, un vero e propri patto di non belligeranza tra gli ex, è sempre indispensabile quando ci sono i figli; occorre ricordare agli ex partner che qualsiasi cosa succeda nella loro vita di relazione rimarranno per sempre genitori e che, nel loro interesse comune e della prole, dovranno sempre relazionarsi al meglio.
Se i genitori pregiudicano irrimediabilmente i loro rapporti o solo mantengono un atteggiamento di completa chiusura reciproca fanno solo un danno del tutto inutile e molto spesso irreparabile ai loro figli.
Mantenere un dialogo aperto, imparare a relazionarsi in un modo diverso, essere uniti nelle difficoltà è il segreto per essere dei bravi genitori anche quando ci si separa e un valido aiuto lo si può avere attraverso la Pratica Collaborativa, metodo utilizzato da anni dallo Studio Legale Cecatiello attraverso i suoi collaboratori formati anche alla Pratica Collaborativa.
La pratica collaborativa, che come abbiamo già visto era già conosciuta in Italia come diritto collaborativo, fa parte dei procedimenti per la risoluzione non giudiziaria dei conflitti, le così dette alternative dispute resolution, come lo sono la negoziazione della scuola di Harvard, la negoziazione assistita e la mediazione.
La pratica collaborativa é un procedimento per la risoluzione dei conflitti in ambito familiare che si fonda sui principi ben precisi ai quali si devono adeguare le parti, gli avvocati e, come vedremo, tutti quelli che entrano a far parte della squadra collaborativa.
Tutti i professionisti che aiutano le parti durante il procedimento collaborativo sono adeguatamente formati e sono tenuti a rispettare i principi deontologici dei rispettivi ordini professionali e i principi etici stabiliti dall’IACP.
Le parti che desiderano iniziare un percorso con la pratica collaborativa devono rivolgersi entrambe ad avvocati formati. Per conoscere se un professionista è formato alla pratica collaborativa è sufficiente accedere ai siti nazionali e internazionali dell’IACP e fare una verifica negli elenchi degli iscritti.
Le persone si avvicinano alla pratica collaborativa a volte in modo consapevole ricercando sul web un avvocato collaborativo, in altri casi si rivolgono ad una avvocato per separarsi e solo in quel momento vengono a sapere di questa procedura.
I coniugi, i conviventi, gli ex partner, assistiti dai rispettivi avvocati, si impegnano a trovare un accordo che sia reciprocamente accettabile senza ricorrere al tribunale.
Entrambi devono essere rappresentati da un avvocato formato alla pratica collaborativa.
Una volta che ciascuna parte è munita di difensore si può procedere con la prima riunione.
Nel corso del primo incontro gli avvocati e, come vedremo, gli altri professionisti collaborativi chiamati al tavolo, chiariscono alle parti i fondamenti del procedimento, le regole di comportamento, la segretezza e la riservatezza per tutto ciò che accade durante le riunioni e nel corso dell’intere procedura.
Nel corso del primo incontro le parti comprendono che lo scambio delle informazioni e le trattative devono necessariamente essere condotte in modo corretto e trasparente, nel rispetto della buona fede, dei principi deontologici e delle regole della stessa pratica collaborativa e che è necessario comunicare tutte le informazioni sul caso, poiché non è possibile nascondere nulla.
Le parti e gli avvocati che le assistono, si impegnano così ad agire con buona fede e trasparenza e a condividere tutte le informazioni di cui sono in possesso.
Queste regole vengono formalizzate nell’accordo di partecipazione che, firmato da tutti, diventa la solida base del percorso collaborativo.
La sottoscrizione dell’accordo di partecipazione è un momento importantissimo del procedimento collaborativo perché ne segna l’inizio.
Le parti, con la sua sottoscrizione, si impegnano espressamente a cooperare in buona fede e lealtà al fine di raggiungere un accordo che regoli i loro futuri rapporti: le condizioni di separazione, di divorzio, le eventuali modifiche degli accordi già presi, le pattuizioni per la fine della convivenza il mantenimento, collocamento dei minori di genitori non sposati. Le parti, con la firma dell’accordo, prendono atto che sono le protagoniste del procedimento e sono responsabili delle decisioni che verranno prese.
Armando Cecatiello, Avvocato Milano e Roma.
Studio Legale Cecatiello, specializzato in diritto di famiglia, avvocato matrimonialista, avvocato divorzista, mantenimento/affidamento minori.