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Rassegna stampa: Separarsi bene grazie alla pratica collaborativa

Segnaliamo l’intervista all’avvocato Cecatiello condotta dalla giornalista Luisa Perego sul sito NostroFiglio.it.

Si riportano alcune sezione dell’articolo che evidenziano le caratteristiche della separazione mediante “pratica collaborativa”, invitando alla lettura del testo completo sul sito “nostrofiglio.it“.

Separarsi bene grazie alla pratica collaborativa.

30 ottobre 2017.

Pratica collaborativa. Scopriamo come funziona, la durata, i costi e se è per tutti.

 

Abbiamo incontrato Armando Cecatiello, avvocato matrimonialista e collaborativo del Foro di Milano e formatore Aiadc (Associazione italiana Professionisti Collaborativi) in occasione della presentazione del suo libro appena pubblicato “Separarsi bene con la pratica collaborativa” edizioni red! e abbiamo chiarito insieme a lui come funziona questo metodo.

Gli accordi della separazione sono decisi dalle parti

“Ritengo che la pratica collaborativa sia il modo migliore per separarsi” commenta l’avvocato. “Dalla mia esperienza posso dire che il successo è tale per cui, gli accordi che vengono presi insieme dalle parti rimangono negli anni”.

Questo grazie al punto di forza di questo tipo di separazione. Gli accordi non vengono imposti da un giudice, ma “vengono decisi dalle parti – chiarisce l’avvocato Cecatiello.

Quando scelgono di adottare la pratica collaborativa, gli ex partner si impegnano a trovare un accordo accettabile per tutti senza dover ricorrere al tribunale. E devono essere entrambi rappresentati da un avvocato collaborativo (un avvocato formato in tal senso).

Come funziona la pratica collaborativa

Si fa una prima riunione a quattro (con anche l’altro ex partner che si è rivolto a un avvocato collaborativo). In questa prima riunione i due professionisti chiariscono le parti fondamentali del procedimento, le regole e gli obblighi di riservatezza e segretezza riguardo a ciò che accade nelle riunioni.

Si passa poi all’accordo di partecipazione. Si firma un accordo che segna ufficialmente l’inizio del procedimento collaborativo. Sottoscrivendolo, le parti si impegnano a cooperare in buona fede e lealtà con lo scopo di raggiungere un’intesa [..]

Una volta raggiunto l’accordo, questo viene formalizzato. A seconda dei casi, “viene depositato in tribunale un ricorso congiunto di separazione oppure, con le nuove formule, presso il sindico o il pubblico ministero” specifica l’avvocato.

Avvocati collaborativi, ma anche altri esperti

Oltre ai due avvocati collaborativi, uno per partner, le parti possono avvalersi anche di altri esperti, dei professionisti neutrali, che insieme agli avvocati lavorano per individuare le soluzioni migliori […]

Non sempre si può ricorrere alla pratica collaborativa

No, non sempre si può ricorre a questa pratica. Di sicuro “non si può fare in casi di violenza, anche di violenza domestica. Come anche nel caso in cui una delle due parti sia sotto scacco o sotto ricatto” specifica l’avvocato.
E’ comunque l’avvocato collaborativo a valutare se la parte è in grado di sostenere la pratica.

Quanto dura la pratica collaborativa? E i costi?

“Il procedimento collaborativo ha la durata che serve alle parti” risponde l’avvocato. Il tempo dipende da loro, dato che questo procedimento fa in modo che siano le parti stesse a trovare una soluzione. E siccome è un procedimento su misura delle parti, può durare un mese come può durare cinque mesi. Comunque non ha niente a che vedere con il procedimento giudiziale”. E’ più veloce con costi più ridotti.

 

 

 

Armando Cecatiello, Avvocato Milano e Roma.
Studio Legale Cecatiello, specializzato in diritto di famiglia, avvocato matrimonialista, avvocato divorzista, mantenimento/affidamento minori.